martedì 27 dicembre 2011

La Nazionale Etica

    Stramaledizioni sul commissario tecnico della Nazionale Cesare Caudio Prandelli, che in questi giorni ha dimostrato tutta la sua miserevole pochezza. La Repubblica Popolare Scatologica ed il suo allenatore Andrea Margheritoni non si faranno prendere per il culo dal neofita pallonaro della questione morale.
   A dire il vero io ero il più contento quando Prandelli è diventato commissario tecnico. Non solo per il fatto che finalmente non avrei più visto a capo della Nazionale il pasticcione scaccolatore di Viareggio, ma anche perché Prandelli mi sembra un bravo allenatore. Anzitutto, Prandelli allenatore è stata una invenzione di Peppino Pavone, che è uno che ci prende, e infatti ci ha preso. Poi, per fortuna, Prandelli non ha imparato la lezione sul catenaccio dei suoi allenatori di quando giocava (Trapattoni, Sonetti e Mondonico), ma da Arrigo Sacchi. Prandelli, infatti, è uno di quegli allenatori che non ci sarebbero stati senza le lezioni di Sacchi sulla zona e sul calcio totale. Certo, preferivo il primo Prandelli, quello del Verona, del Venezia e del Parma, al secondo, quello della Fiorentina e della Nazionale (che ha rinunciato alla difesa a 4), e tra i sacchiani moderati gli preferisco il mio amico Delio Rossi. Ma Prandelli andava comunque benissimo. Fino alla stronzata di Natale.
   Perché mentre guardavo Studio Aperto per sapere quanto quest’anno gli italiani avrebbero speso mediamente per il cenone di Natale, è passata una notizia sconvolgente: il commissario tecnico ha promesso che a fine febbraio convocherà a Coverciano Simone Farina del Gubbio, il giocatore che ha rifiutato la cagnotta di centinaia di migliaia di euro per non vendersi una partita. Tu quoque Cesare…
   Immediatamente sono andato a denunciare ai vigili urbani Scorcelletti del settimo piano, che ha la veranda abusiva e non condonato, ma il mio atto non ha impressionato Prandelli e così non mi è arrivata nessuna convocazione e non ne hanno parlato i giornali (mentre credevo che per quel gesto mi sarebbe stata affidata la fascia di capitano, quella – tanto per capirci – che oggi appartiene allo scommettitore compulsivo Buffon).
   Allora, visto che, come diceva Pasolini, io so, io faccio i nomi.
   Il commissario tecnico etico Prandelli, prima di fare l’allenatore, faceva il giocatore di calcio, esattamente come Simone Farina. Forse solo un po’ meglio, visto che a un certo punto lo compra la Juventus, che non è una Juventus qualunque, ma è quella di Zoff Gentile Cabrini… scudetti, coppe Italia, coppa delle coppe, coppa dei campioni, coppa uefa e intercontinentale. Qualche dubbio su qualche vittoria (tipo il gol di Turone), ma comunque si tratta di una squadra di stelle di prima grandezza. E Cesarone (o Claudione, come vi pare) ne ha fatto parte per ben sei anni.
   Allora, in quei tempi c’erano le partite vendute, il calcio scommesse, il doping e tutto il resto, esattamente come oggi. Ed esattamente come oggi ogni tanto veniva fuori qualche cosa, pagavano in tre o quattro sfigati, e si ripartiva più puliti di prima. Cesarone tutte queste cose le sapeva, non venga a raccontarmi storie.
   Facciamo un esempio: la mitica Bologna - Juventus 1 – 1 del 13 gennaio del 1980. Pochi mesi prima che scoppiasse uno dei più grossi ed infettati brufoli del calcio scommesse, con niente meno che i gioielli della Nazionale Rossi e Giordano coinvolti.
   Quella partita era palesemente truccata. I giornali sportivi lo avevano già scritto il giorno dopo. Uno squallido pareggio combinato.
   Ovviamente quando combini un pareggio combini uno 0 – 0, nessuno segna, nessuno prende gol, mica un 4 – 4. Però accidentalmente la Juventus segnò, con il barone salentino Causio (attuale commentatore televisivo) che fece un tiro alla viva il parroco che il portiere bolognese Zinetti (attuale preparatore dei portieri del Torino) non parò: 0 – 1. Lo stesso Causione andò preoccupato verso la panchina e chiese a Trapattoni (attuale commissario tecnico dell’Irlanda): “cosa facciamo?”. Ancora un po’ e si legge il labiale dalla televisione. I bolognesi, capitanati da Colomba (attuale allenatore del Parma), si stavano incazzando ed allora lo stopper bianconero Brio (futuro vice di Trapattoni ed attuale commentatore televisivo) fece una bella autorete e tutti a casa con il pareggio combinato.
   Questo è quello che sanno tutti, pure le pietre. Il segreto di Pulcinella, con alla fine dell’anno i calciatori del Bologna squalificati e quelli della Juventus graziati, che l’anno successivo vincono lo scudetto grazie all’annullamento (per fuorigioco inesistente) di una rete decisiva da parte dell’arbitro Bergamo, futuro designatore dell’arbitro Ceccarini a Juventus – Inter del 1998, nonché codesignatore corrotto sgamato a Calciopoli del 2006 (con i video di lui che truccava i sorteggi).
   Ma torniamo a Cesarone. Anche se tutti sanno che Bologna – Juventus del 1980 era truccata, da una decina d’anni c’è la prova scritta.
   Carlo Petrini da Monticiano (compaesano di Luciano Moggi) è un ex calciatore professionista. Con un curriculum di tutto rispetto: cresciuto nel Genoa, centravanti del Milan di Nereo Rocco, poi del Torino e della Roma di Liedholm. Mica Paoloni. A Petrini però non è andata bene come a tanti altri. Gli è andata male, come a tanti altri ancora. Squalificato per il calcioscommesse, si prende tutta la colpa perché è a fine carriera, ma poi nessuno se lo fila più, non come Paolo Rossi e Manfredonia. E il doping assunto in quantità industriale pare che sia stata la causa dei tumori che lo hanno accompagnato negli ultimi quindici anni. E tutto ciò assieme ad una serie di problemi personali non indifferenti.
   Ad un certo punto Petrini scoppia e vuota il sacco. Scrive tutto in un libro che si fa tanto per togliere dalla circolazione, ma che interessa e diventa un best seller: Nel fango del dio pallone (Kaos Edizioni). E combinazione Petrini è il centravanti del Bologna in quel 1980. E nel libro descrive tutta la combina, che è come l’avevamo immaginata, ma con alcuni dettagli in più: la partita era truccata perché la Juvantus stava scivolando in zona retrocessione, visto che si era venduta le ultime tre partite per scommetterci sopra (tra cui quelle contro l’Ascoli). E già che era truccata, i giocatori del Bologna ci hanno scommesso. Inoltre Petrini spiega che la partita l’hanno combinata direttamente i dirigenti e che sullo 0 – 1, Bettega dice ai bolognesi che la responsabilità di farli segnare se la prende lui.
   Quella di Petrini è una vera e propria accusa scritta con nomi e cognomi, firmata. E nessuno, in dieci anni, si è mai premurato di smentire Petrini che ha scritto queste parole:

Io ero destinato alla panchina, quando uscii dagli spogliatoi incrociai Trapattoni. Gli raccomandai il rispetto dell'accordo, e lui mi disse che potevamo stare tranquilli, che non c'era nessun problema. Con Trapattoni avevo giocato nel Milan e nel Varese, sapevo che era una persona seria. I miei compagni , nel sottopassaggio prima di entrare sul terreno di gioco, fecero lo stesso con alcuni giocatori juventini (che quel giorno erano: Zoff, Cuccureddu, Cabrini, Gentile, Brio, Scirea, Causio, Prandelli, Tavola, Bettega, Marocchino). Gli dissero che avevamo scommesso sul pari, uno di loro rispose: «Noi oggi non abbiamo scommesso, il colpo l'abbiamo fatto già due domeniche fa con l'Ascoli».

   Epilogo: il calcio è zozzo, lo sapevo anche prima che beccassero Doni. E pure prima che uscisse il libro di Petrini. È ovvio che preferirei il calcio pulito, ma pazienza. Alla fine io sono pure craxiano ex post e le questioni morali mi stanno sulle palle. Quindi l’ho sempre saputo che Prandelli non veniva dalla montagna del sapone, pure quando mi piacevano il suo Verona, il suo Venezia ed il suo Parma. Ora io non pretendo che Prandelli faccia harakiri buttandosi da un grattacielo per essere stato un giocatore corrotto come tutti gli altri. Ma che almeno non prenda tutti per il culo. Quello no.

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