domenica 22 gennaio 2012

Il paese degli Schettini

   C’è una Italia che è fatta di persone che non si arrendono! Applauso. C’è una Italia di gente che lavora per gli altri: la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza! Applauso. C’è una Italia di gente che riga diritto, che fa il proprio dovere, che paga le tasse, con le quali finalmente possiamo pagare i soldi a strozzo che la BCE ha finto di prestarci in cambio della sovranità monetaria, così poi ci faranno un prestito ancora maggiore e sarà la fine! Applauso.
   C’è una Italia di giornalisti di merda che affollano le trasmissioni che ti aggiornano in tempo reale sul numero delle vittime ripescate dal naufragio della Costa Concordia, e che esaltano l’Italia della maggioranza silenziosa che riga diritto e paga le nuove tasse stabilite da Monti per portarci fuori dalla crisi. E questa Italia ha già scelto il proprio nemico nei politici della casta che non si diminuiscono gli stipendi e nel comandante sorrentino Schettino che ha abbandonato la nave per primo strafottendosene dei passeggeri. Tranquilli però, perché gli italiani non sono così, lo ha detto la televisione.
   Gli italiani sono un popolo di santi, di eroi, di poeti e di navigatori. Solo che di santi, dopo Filippo Neri, ne sono rimasti ben pochi. È vero, qualcuno, per sopperire alla carenza, ce lo siamo inventati, come Maria Goretti, che poverina non è stata violentata, come ha dimostrato Giordano Bruno Guerri, perché il suo assassino era impotente, e l’ha ammazzata proprio per la vergogna che lei raccontasse che non era riuscito a violentarla malgrado i tentativi. E nell’attesa che facciano santi quegli infami di De Gasperi e Woytjla (nemici giurati di ogni socialismo reale, compresa la Repubblica Popolare Scatologica), è meglio che l’appellativo di santi ce lo togliamo, perché, per la santificazione, pagare il canone Rai e votare per Di Pietro non basta.
   Gli eroi, a parte i vigili del fuoco che vengono decorati anche solo per avere salvato un gattino per le telecamere di Studio Aperto, sono finiti da mo’. Bene inteso che gli alpini che muoiono in Afghanistan e quelli che sono morti in Iraq non sono eroi, ma colonialisti armati di merda, uccisi dalla popolazione del paese che hanno invaso, che ha un sacrosanto diritto di difendersi.
   Di poeti ne abbiamo avuti tanti, eravamo i primi in classifica, fino alla fine dell’Ottocento, con Carducci, Pascoli, D’Annunzio. E pure il Novecento era iniziato bene, con Ungaretti, Montale, Quasimodo. Solo che a un certo punto ci siamo arenati. Considerato che Pasolini è morto nel 1975, sono quasi quarant’anni che non abbiamo un poeta, e il conferimento del premio Nobel per la letteratura a Dario Fo nel 1997 (con Luzi ancora vivente) è la riprova della dannazione eterna che accompagna la nostra poesia.
   Per quanto riguarda i navigatori… beh, direi che non è il momento giusto per fare questo discorso. O forse sì. Perché Schettino che lascia la nave e non affonda con lei, e che risponde all’ammiraglio che gli ordina di tornare a bordo “ma adesso è buio!”, è la massima forma di manifestazione della nostra italianità. Che è meschina, dite quello che vi pare, meschina e invidiosa. Schettino non è un’eccezione, perché il suo comportamento è perfettamente in linea con la tradizione militare italiana: generali incapaci e il più lontani possibile dalla prima linea, truppe allo sbaraglio e senza ordini, in preda ad un nemico che sciala. Il maresciallo Badoglio, per esempio, durante la ritirata di Caporetto si era strappato i gradi perché i tedeschi che lo rincorrevano, da lontano, non capissero che era un ufficiale. Trent’anni dopo, da capo del governo, si è arreso agli americani senza comunicarlo ai tedeschi, e quando è stato costretto a dare la notizia almeno agli italiani è scappato di notte in borghese, lasciando un milione e mezzo di soldati senza ordini. Poi alla fine della guerra gli hanno dedicato un paese.
   Nell’attesa che a Sorrento inaugurino la statua a Schettino (con il timone in mano, tipo il capitano del tonno Nostromo) facciamo un esame di coscienza (e un bel po’ di autocritica maoista): noi siamo il paese degli Schettini, non ci sono cazzi. Quella nave naufragata nel Tirreno (e non nella fossa delle Marianne) è la metafora del nostro paese. C’è un guasto grave e i capi fanno finta di niente, si mettono in salvo sulla pelle della gente, che crede che l’essere persone per bene basti ad avere il diritto di essere protetti dalle istituzioni.

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