mercoledì 11 gennaio 2012

Pierino colpisce ancora (1982)

   Un grande seguito. Altro che Terminator 2, che poi era un grande seguito anch’esso, ma vuoi mettere Schwarzenegger con Alvaro? Arrivato appena un anno dopo il grande prototipo. Altro che Terminator 2, che c’hanno messo sette anni. Ve detto però che a Cameron, per fare Terminator 2 nessuno gli ha messo fretta, mentre il buon Marino Girolami ha dovuto girare l’istant sequel per arginare il proliferare dei Pierini apocrifi che subito dopo l’originale sono comparsi nelle sale, generando la saturazione del genere in soli due anni. Un record. Anche di Terminator ne sono usciti di apocrifi e non pochi, ma il genere non si è saturato, e quando Schwarzenegger finirà di fare il governatore della California, gireranno pure il quarto capitolo.
   Girolami, all’uscita del seguito, dichiara che girerà i Pierini fino all’esaurimento, ma l’esaurimento è dietro l’angolo, anzi si è già consumato. E così Pierino colpisce ancora riesce ugualmente un capolavoro che incassa quasi quanto il precedente, ma sarà anche la pietra tombale del genere, della carriera di Alvaro e di un periodo della mia vita. Secondo una interpretazione ultrarestrittiva ed ortodossa, alla quale peraltro io aderisco in pieno, la serie ufficiale si potrebbe anche fare terminare qui. Un corpus unico dei soli primi due film, tipo i primi due Fantozzi di Luciano Salce. Solo nei primi due film c’è continuità di tutto, regista, sceneggiatori, cast, musiche, produzione. La vera continuity. Girolami e Alvaro gireranno anche un episodio pilota di una serie televisiva su Pierino, serie che non verrà però realizzata sempre per l’autosaturazione del genere. Nella puntata pilota (andata in onda nelle tv private romane) ci sarà Giulio Massimini al posto di Enzo Liberti, come padre di Pierino.
   Nel trailer Alvaro avverte: “sono stato il primo e sono l’ultimo, di Pierino ce n’è uno e tutti gli altri sono figli di…”. Chiaro monito ad Ariani ed Esposito, ma non basterà. Un peccato, perché il seguito è venuto meglio dell’originale: è più divertente e c’è pure una trama, almeno fino a metà film.
   All’inizio Pierino va a dare gli esami: per essere promosso è collegato via radio con il nonno che gli detta il tema su Garibaldi, intercettando la frequenza dei Carabinieri e generando un tema misto esilarante (“il suo amore per Anita dura fino al momento in cui… ha preso alloggio in via Alessandria e convive con una prostituta… alla quale disse Obbedisco”). Ma è all’orale che Pierino dà il meglio di sé (“A professo’ io sto perimetro non lo trovo. A me mi sa che se lo so’ fregato”), con una volgarissima espressione algebrica e con una versione scureggiona e ben arrangiata del proemio dell’Iliade (nella versione del Monti!). Tanto basta perché il commissario d’esame, interpretato da Gianfranco Barra, lo bocci e lo espella dalla scuola.
   Tornato all’osteria del padre, questi prende una decisione drastica (“A papà, potrei andare a scuola serale. – Sì così c’avresti pure più tempo per combina’ casini!”): mandarlo in collegio a Grosseto. Dopo un divertentissimo viaggio in treno, con un morso alla mano di Dino Cassio (che nel primo film faceva il tassinaro) e la mitica scena della merda finita sul soffitto dello scompartimento, Pierino arriva in collegio, dove il bidello è Toni Ucci, il preside è Enzo Robutti (che nel primo film faceva il ferramenta), con una figlia grassona (Nicoletta Piersanti), che si innamora di lui (“Sono stata all’istituto di bellezza. – Che hai trovato chiuso?”). Ma soprattutto in collegio ritrova la supplente bona del primo film, Michela Miti, alla quale confessa tutto il suo amore (“Ma Pierino, a me non piacciono i bambini. – Se è per questo vorrà dire che non li faremo i bambini, ci staremo attenti”). Geniale l’utilizzo di Robutti come preside, il professor Pomari, al quale Pierino combina un guaio dietro l’altro (“Se in una tasca dei pantaloni hai 100 mila lire e nell’altra hai 10 mila lire, cos’hai in tutto? – C’ho i pantaloni di un altro”).
   Dopo avere combinato i peggio casini in collegio, Pierino scappa e ritorna a Roma, dove il padre gli trova dei lavori da lui inevitabilmente persi. Il film finisce con questa serie di barzellette che vede Pierino perdere un lavoro dietro l’altro: macellaio, becchino, venditore di stoffe, venditore di borse.
   Del cast del primo film tornano, nelle stesse parti, Enzo Liberti, Michela Miti, Sofia Lombardo, Alfredo Adami e Riccardo Billi nel ruolo del nonno, morto tre mesi dopo l’uscita del film nelle sale, e inspiegabilmente utilizzato solo in due scene ad inizio film. Il tema di Pierino, diventa in questo secondo capitolo una canzone, intitolata “Col fischio o senza?”, cantata dallo stesso Alvaro, e anch’essa diventata un famosissimo tormentone fino ad oggi.

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