venerdì 13 gennaio 2012

Pierino il fichissimo (1981)

   Si dice che i Pierini apocrifi, per lo meno i due degni di nota, sono appunto venuti apocrifi, perché pur progettati con Alvaro, vengono realizzati senza di lui perché le produzioni vogliono battere il ferro finchè è caldo e non aspettano nemmeno i due anni che mancano alla scadenza dell’esclusiva di Alvaro con la Medusa. Che il genere, in ragione di ciò, si sia saturato in soli 18 mesi, l’abbiamo già detto.
   Pierino il fichissimo esce in sala tre mesi esatti dopo Pierino contro tutti: l’allestimento non è dei peggiori, anzi. C’è un cast che annovera il meglio del sottobosco comico – scureggione: Franca Scagnetti è la bidella, Aldo Ralli il padre, Vincenzo Crocitti il fratello medico, Adriana Russo la cameriera dell’Osteria numero 1000, Jimmy il Fenomeno il postino, Tognella e Tuccio Musumeci (tutti e due purtroppo sempre troppo poco presenti nel cinema italiano) costituiscono una inedita coppia di camionisti imbranati. La verve e le battute non sono nemmeno da buttare via (si vede che il cinema nostrano è ancora un minimo in salute, anche ai livelli più bassi). Quello che proprio non funziona è il protagonista, tale Maurizio Esposito, ex conduttore televisivo per bambini presto ed opportunamente sparito dalla circolazione. Esposito ce la metterà anche tutta, ma risulta antipatico (soprattutto fisicamente) e blasfemo (Pierino è Alvaro e non ci sono cazzi). A doppiarlo è Massimo Giuliani, ma non basta.
   Ad accorgersi che il protagonista proprio non funziona, deve essere stato anche il regista (Alessandro Metz, storico vice di Mariano Laurenti e figlio del grande Vittorio), che ha intelligentemente messo una pezza (anche se non basterà): ha inventato una trama e soprattutto ha ridotto al minimo la presenza di Pierino. La trama è che l’oste Gianni Ciardo deve assolutamente vendere l’Osteria numero 1000 a due sceicchi (Sal Borgese ed Enzo Andronico!), e per il giorno in cui vengono a mangiare lì organizza il pienone per far vedere che il locale funziona. I commensali sono: Pierino e famiglia per festeggiare il fidanzamento del fratello con la maestra, i due camionisti Tognella e Tuccio Musumeci, due sposini in viaggio di nozze (lui è Diego Cappuccio, che fa una imitazione pietosa di Troisi, lei è niente meno che Sandra Canale, molto svestita), e il maresciallo di una stazione dei carabinieri della quale fa parte l’appuntato Sandro Ghiani, fidanzato della cameriera dell’osteria. Il maresciallo è interpretato da Nino Terzo (con immancabile balbuzie aspirata) e la moglie soffre immancabilmente di aerofagia, il che genererà una tempesta alla fine del pranzo.
   Il film non è salvabile, ma ciò che va in sala oggi è sicuramente peggiore. A rendere interessante il tutto è l’estrema volgarità delle barzellette (Pierino riempie di piscia una bottiglietta per fare uno scherzo, la bidella glie la sequestra e la tracanna tutta d’un fiato: “t’è piaciuta? – Eh m’è piaciuta sì – Allora aspetta un’attimo che te vado a preparà’ un panino pieno de merda!”), il mestiere consumato di Ciardo (che a piccole dosi funziona sempre), e le barzellette sui carabinieri interpretate dal duo Ghiani – Terzo (“Signor maresciallo, mi sono dimenticato quali sono le mille lire per il caffè e quali quelle per il giornale. – E come faccio a ricordarmelo io?”).

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