domenica 15 gennaio 2012

Pierino la peste alla riscossa (1982)

   Pierino la peste alla riscossa è il Pierino apocrifo più famoso. A vederlo la prima volta è un disastro assoluto, tipo Acapulco con Gigi e Andrea. Ma poi, proprio come Acapulco, diventa un piccolo grande cult, del quale non si può fare a meno. E non si tratta solo dell’essere così brutto da risultare bello e funzionare, c’è qualcosa di più, quasi di magico. Sarà forse che Ariani, pur essendo un disastro, è autoironico e simpatico, sarà che le barzellette sono comunque ben raccontate, a parte tutto. Fatto sta che Pierino è Avaro, ma questo film è un gioiellino unico nel suo genere. Andiamo con ordine.
   Siamo in pieno biennio pierinesco (1981-82) e i produttori mettono in cantiere un nuovo film, scritto per Alvaro Vitali, che però è ancora sotto contratto con la Nuova Dania Medusa di Luciano Martino (e pare che si rifiuti espressamente di girare questo film). L’allestimento è scarno, ma il cast è eccellente, migliore quasi di quello dei Pierini ufficiali. Mario Brega è il padre, Didi Perego la madre, la sora Lella la nonna, Adriana Facchetti la preside con i baffi, Giacomo Rizzo (oggi fa Benvenuti al Sud, ci hanno messo solo trent’anni per scoprirlo!) il maestro scemo, Enzo Andronico il barista strabico (phisique du role), Luigi Leoni il bidello e Jenny Tamburi la supplente bona. Più un sacco di caratteristi come sponda delle barzellette: Tiberio Murgia è il vigile, Ennio Antonelli e Alfredo Adami i contadini, Enzo Robutti il cliente scemo, Ugo Fancareggi il carabiniere fidanzato della cameriera zoccola, Salvatore Jacono il cliente del bar e Serena Grandi la cassiera. Dirige Umberto Lenzi, ex re incontrastato del poliziesco italiano, alla ricerca di nuovi generi prima di sconfinare nell’horror nostrano alla Fulci (oggi scrive invece romanzi gialli ambientati nella Cinecittà degli anni di guerra), e sceneggia il suo fido Dardano Sacchetti. Ma chi ti chiamano a fare Pierino? Giorgio Ariani. Il doppiatore di Oliver Hardy dopo Alberto Sordi. Ferrarese di nascita, ma fiorentino al 100 %. Classe 1943 (solo sei anni in meno di Didi Perego che interpreta sua madre). Se Vitali a 30 anni ne dimostrava 15, Ariani a 40 ne dimostra 50. È alto un metro e ottanta, e peserà un quintale. Il critico Mereghetti lo definisce “imbarazzante”, e infatti Ariani è vecchio, alto e grasso, il triplo dei suoi compagni di classe. Esattamente come Benigni che a cinquant’anni fa Pinocchio, con i capelli tinti. Stessa roba e stesso livello. Solo che Ariani si impegna, è simpatico e ce la mette tutta. Però resta imbarazzante e parla toscano a Roma, con padre e madre romani e la sora Lella come nonna. In più il film è interamente girato in presa diretta, con fruscio di fondo e in certe scene al chiuso anche l’eco (usare le giraffe no, eh?). Come cazzo è venuta fuori sta roba? Passino i film che si fanno adesso, passi la serie Z di allora, passi tutto quello che vuoi, ma qui a dirigere c’è Lenzi. Quello di Roma a mano armata, roba che Tarantino ci si masturba ancora oggi guardandolo. Bah!
   Diversamente dal precedente apocrifo (Pierino il fichissimo), qui Pierino compare in tutte le scene, ed è al centro di tutte le barzellette. Che sono volgarissime e tengono alta l’attenzione (“Signora maestra posso disegnare il mio uccellino? – Sì. – Posso disegnarlo di profilo. – Certo, ma perché vuoi disegnarlo di profilo? – Così risparmio un coglione!”). Poi Ariani che parla toscano senza una ragione vale il prezzo del biglietto.
   Ma c’è un motivo per il quale il film merita una stelletta in più. La sulfurea presenza di Renzo Montagnani, anche lui fiorentino al 100 %, benchè nato ad Alessandria. Probabilmente Montagnani passava dal set per caso, e per fare una cortesia a qualcuno, si è fatto buttare in scena in tre divertentissimi spezzoni (interpreta un pazzo inseguito dagli infermieri, che si spaccia per ispettore scolastico, presidente dell’ordine dei farmacisti e ministro della pubblica istruzione). È evidente che Montagnani improvvisa, ma essendo un grande attore, la sua presenza nobilita la scena. Geniale la sua entrata in classe come ispettore scolastico che interroga Pierino e lo sfotte (“è la prima volta che vedo un bambino del San Bernnardo. Mangia caro, mangia…”).

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